Scroll
Nonostante negli ambienti tech si parli quasi esclusivamente di intelligenza artificiale, ogni impresa continuerà ad essere fatta di persone. E proprio nella nostra epoca, segnata da organizzazioni sempre più distribuite, modelli di lavoro ibridi e una crescente autonomia operativa, valorizzare le persone è diventato fondamentale non solo per correttezza etica, ma per la crescita stessa dell’azienda.   In quest’ottica si inserisce il percorso avviato da NetCom, che nel 2025 ha ottenuto la Certificazione della parità di genere, un riconoscimento concreto dell’impegno nel promuovere un ambiente di lavoro equo, inclusivo e orientato al benessere diffuso.  

Capitale umano in azienda: qual è il ruolo dell’inclusività

  Costruire un ambiente in cui le persone si sentano coinvolte, valorizzate e responsabilizzate è una leva strategica per attrarre talenti, ridurre il turnover e aumentare la produttività. I dati non mancano: così come esiste un legame diretto - come riporta il Censis - tra employee engagement e performance organizzative, anche le politiche di diversità, equità e inclusione (DE&I) si confermano determinanti.   Le aziende con una forza lavoro diversificata, ad esempio, registrano una redditività superiore del 35% e hanno il 70% di probabilità in più di conquistare nuovi mercati. Ancora più significativo il dato sulla parità di genere: quando la rappresentanza femminile nei ruoli chiave supera il 30%, aumentano sensibilmente le probabilità di ottenere performance finanziarie superiori rispetto alla media di settore.   Eppure, la realtà ci racconta una storia complessa. Intanto, solo una bassa quota di lavoratori a livello globale (21%) si dichiara davvero coinvolta. Parlare di engagement e di inclusione non è più sufficiente: bisogna passare dalle intenzioni ai fatti, con azioni concrete, oggettive e misurabili. In questo senso, l’adozione di standard riconosciuti e certificazioni rappresenta un passaggio chiave, perché consente alle aziende di andare oltre le dichiarazioni di principio e di fondare la propria strategia di valorizzazione delle risorse umane su parametri chiari e verificabili. La certificazione per la parità di genere è un esempio concreto in tal senso.  

La certificazione di parità di genere: perché oggi serve

  Ottenere la Certificazione di parità di genere significa assumere un impegno che va ben oltre la dimensione simbolica. In linea con la prassi UNI/125:2022, le organizzazioni che desiderano ottenere la certificazione devono implementare un vero e proprio sistema di gestione per la parità di genere, basato su obiettivi misurabili e su KPI specifici che coprono tutti gli ambiti rilevanti delle politiche di inclusione, equità e valorizzazione del capitale umano.   La certificazione, quindi, non si basa su auto‑dichiarazioni ma su un quadro strutturato di indicatori oggettivi, suddivisi in aree chiave tra cui la cultura e la strategia aziendale, la governance, i processi HR, le opportunità di crescita e inclusione, l’equità remunerativa per genere e la tutela della genitorialità e conciliazione vita‑lavoro.   All’interno di queste aree si definiscono dei perimetri di analisi (come i tassi di avanzamento di carriera femminile, il differenziale retributivo uomo/donna, la partecipazione a percorsi formativi, la percentuale di donne in posizioni manageriali o in ruoli STEM), che l’azienda deve essere in grado di monitorare e ottimizzare nel tempo.   Per ottenere la certificazione di parità di genere, è necessario poi rivolgersi a un ente terzo accreditato da Accredia, incaricato di svolgere un audit di conformità basato su verifiche documentali e operative. Se l’azienda risulta conforme, ottiene una certificazione valida tre anni e soggetta a verifiche periodiche.   Il percorso, dunque, non si esaurisce con il rilascio iniziale: le organizzazioni devono monitorare i propri KPI e correggere eventuali scostamenti, perché solo così la parità di genere può diventare parte integrante del modello organizzativo.  

Benefici tangibili con la certificazione della parità di genere nella gestione del capitale umano

  Una certificazione per la parità di genere è un investimento che genera vantaggi concreti sia sul piano economico che su quello culturale.   Dal punto di vista competitivo, le aziende certificate possono beneficiare di agevolazioni concrete, come lo sgravio dell’1% sui contributi previdenziali (fino a un massimo di 50.000 euro annui), e ottenere punteggi premiali nell’ambito di gare pubbliche e bandi. Dal punto di vista delle risorse umane, puntare su un’occupazione femminile rafforzata e su politiche inclusive si traduce in miglioramenti tangibili: maggiore engagement del personale, riduzione del turnover e clima interno più positivo, con tutti i benefici citati.   Senza contare il beneficio reputazionale, rilevante anche più degli altri: un’azienda che dimostra con dati e processi la sua inclusività diventa più appetibile non solo per i talenti ma anche per investitori e partner che valorizzano sostenibilità e responsabilità sociale (ESG).  

NetCom e la certificazione di parità di genere: un tassello di un percorso più ampio

  A settembre 2025, NetCom ha ottenuto la Certificazione per la parità di genere, esito di un percorso avviato nel 2022 mediante plurime valutazioni discusse dallo stesso Organo Apicale dell’ente, con l’obiettivo di agire in modo strutturale su tutti gli aspetti che rendono concreta l’equità in azienda: dall’equilibrio retributivo tra uomini e donne alla composizione bilanciata dei team, fino a interventi puntuali sull’ambiente di lavoro e sulle condizioni per una reale conciliazione tra vita professionale e personale.   Si è trattato di un cammino trasversale, che ha coinvolto tutte le funzioni - dalla direzione legale, ufficio acquisti, all’area HR - e ha permesso di dare forma concreta a una cultura organizzativa già orientata alla valorizzazione delle persone in tutte le loro dimensioni. Ora, l’obiettivo non è soltanto quello di mantenere la certificazione, ma di migliorare progressivamente gli indicatori su cui essa si basa.   In NetCom, la certificazione non è un’iniziativa isolata. Un mese prima del rilascio ufficiale, ad agosto 2025, l’azienda ha adottato anche il Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D.Lgs. 231/2001, che include tra i rischi presidiati anche le discriminazioni di genere. La sinergia tra i due strumenti rafforza il profilo di compliance sostanziale, fondato su policy verificabili e sull’integrazione dei principi di inclusività nei processi aziendali.   All’interno di questo percorso, NetCom ha istituito - pur non essendo obbligatorio - un comitato guida per la parità di genere, composto da due donne per precisa scelta dell’azienda. Questa decisione rafforza il presidio organizzativo sul tema, garantendo una governance più efficace e rappresentativa, in linea con i valori di inclusione e responsabilità che hanno guidato tutto il progetto.   Il percorso continua oggi con un piano strutturato di formazione interna, che ha già coinvolto oltre 500 persone sui contenuti del Modello 231 e che proseguirà con moduli specifici dedicati alla parità di genere. Perché, in NetCom, la compliance non è solo adempimento, ma cultura diffusa e responsabilità condivisa.